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DOLOMITES SKYRACE 2011- CANAZEI (TN)

Maurizio Torri
25/7/2011

DOMINIO SPAGNOLO CON SUCCESSI GRIFFATI LUIS HERNANDEZ & MIREIA MIRO'

Sono il rosso e il giallo della bandiera spagnola i colori dominanti della 14ª Dolomites SkyRace. Provengono infatti dalla penisola iberica sei dei primi quattro nomi che appaiono nella classifica finale maschile, nonché le prime due donne di questa tormentata, per le condizioni meteorologiche, edizione della tappa fassana della World Series...

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Sul gradino più alto del podio è salito il castigliano Luis Alberto Hernando Alzaga, che ha saputo condurre le danze fin dal primo chilometro, sul secondo l’aragonese Miguel Caballero Ortega e sul terzo il primierotto Michele Tavernaro, secondo lo scorso anno. In campo femminile è stata la ventitrenne catalana Mireia Mirò, astro nascente dello sci-alpinismo mondiale, a dettare legge, inseguita dall’atleta basca Oihana Kortazar e dalla statunitense Brandy Erholtz.

L’attenzione e le preoccupazioni di tutti, tuttavia, fino alle ore 9,40 del mattino, quando lo starter ha dato finalmente il via agli scalpitanti atleti, si erano concentrate sul tempo, fin dalla serata di sabato si era preannunciato pessimo. Nel corso della notte la neve è caduta alle quote più alte e in mattinata la situazione ha cominciato a peggiorare, portando il livello del manto bianco a quota 1.800 metri. Gli organizzatori, che pure avevano previsto quattro varianti al percorso principale, hanno preso tempo e hanno infine deciso a malincuore di modificare radicalmente il tracciato per preservare l’integrità degli atleti. Niente Forcella Pordoi e Piz Boè, dunque, ma un percorso ridisegnato a quote decisamente più basse, benché più lungo di un chilometro (23 invece dei 22 previsti).

A scattare da Piazza Marconi a Canazei sono stati in 609 a fronte di 725 iscritti, un numero importante in relazione al clima che li ha accolti di lì a poco. Lasciato il paese, il serpentone ha cominciato la salita verso Passo Pordoi (a quota 2.300 metri), aggirando Sas Becé, e già dopo il primo strappo la situazione ha cominciato a delinearsi con precisione: Hernando si presenta con qualche metro di vantaggio su Caballero, Larger, Tavernaro, Dapit, Mamleev e Castanyer. Mireia Mirò ha già 20 secondi su Kortazar. Gli atleti imboccano poi un sentiero nel bosco e scendono verso Pian de Schiavaneis (a quota 1.800 metri), dove giungono dopo circa un’ora di fatiche a temperature assai rigide: Hernando dà una ventina di metri al terzetto composto da Caballero, Tavernaro e Mamleev, che non lo perde di vista. All’avvallamento del Lupo Bianco (a quota 1.715) Mamleev ha perso terreno nei confronti dei primi tre, che invece si presentano compatti, anche perché Hernando, nel frattempo, ha accusato alcune cadute. La ridotta altimetria (circa 450 metri in meno di dislivello complessivo) favorisce l’equilibrio, anche se al Passo Sella (a quota 2.218) Hernando ha riconquistato faticosamente una trentina di metri su Caballero, Tavernaro e Castanyer. L’atleta trentino è stretto nella morsa spagnola, ma tiene botta. Prima del traguardo c’è ancora il tempo per vedere Mamleev recuperare terreno su Castanyer e superarlo. Infangati, ma implacabili, i big volano così verso il traguardo di Piazza Marconi, dove Hernando chiude con il tempo di 1 ora, 50 minuti e 55 secondi, giusto 10 secondi in meno di Caballero, già vincitore della Stava Sky Race, e poco più di un minuto su Michele Tavernaro. Bisogna attendere altri due minuti prima di veder giungere in piazza Mikhail Mamleev, seguito da Castanyer e da Sociates, coppia tutta catalana. Solo altri due italiani riescono a rimanere nei primi dieci: si tratta del valtellinese Giovanni Tacchini, che si piazza ottavo a nove minuti dal leader, dietro al finlandese Marten Bostroem e davanti al basco Olabarria, nonché del friuliano Fulvio Dapit (terzo un anno fa), decimo a sette minuti da Hernando. Solo quattordicesimo poi uno dei favoriti, il fiemmese Paolo Larger col pettorale numero 1 di vincitore dell’ultima edizione. Purtroppo la variazione del percorso e del dislivello lo ha penalizzato e una forma non delle migliori non gli hanno permesso di esprimersi come sperava.

Senza discussioni il primato di Mireia Mirò fra le ragazze (2 ore 6 minuti e 23 secondi il suo tempo), che ha lasciato a oltre 4 minuti Oihana Kortazar e a 5 e mezzo Brandy Erholtz. Il quarto posto è della russa Zhanna Vokueva, mentre la campionessa del mondo Emanuela Brizio, l’azzurra di Verbania, si è tenuta stretta un quinto posto che la mantiene comunque in vetta alla classifica delle World Series, di cui la Dolomites SkyRace era la terza tappa. Nel circuito maschile Mamleev conserva il primato con 284 punti, davanti a Hernando (278) e Olabarria (218).

Da segnalare l’87° posto di un atleta proveniente dalla Malesia, Sumping Safrey, nazione che si sta aprendo a questo affascinante sport. Una presenza insolita in terra ladina.
Nel corso delle premiazioni è stato poi consegnato il Memorial Diego Perathoner, assegnato all’atleta che ha ottenuto il miglior piazzamento nelle due competizioni ideate dal compianto dirigente fassano: il Sellaronda e la Dolomites SkyRace. Hanno vinto il valtellinese Giovanni Tacchini e la fassana Nadia Scola.

DICHIARAZIONI POST RACE:

Luis Alberto Hernando Alzaga (vincitore): «Straordinario. Vincere una gara prestigiosa come la Dolomites SkyRace non capita tutti i giorni. Siccome ho una caviglia malconcia ho deciso di partire subito forte per affrontare la discesa più tranquillamente. Sapevo che Miguel sarebbe stato bravo a recuperare e così ho cercato di controllarlo senza sosta. Nella prima discesa al Lupo Bianco mi ha raggiunto e allora sono stato costretto ad aumentare ancora il ritmo, staccandolo. Poi nella discesona finale ho stretto i denti ed ho resistito al recupero di Caballero. Non è stato facile gestire le risorse, comunque, pensavo che alla fine la gara fosse più corta rispetto ai 23 km e quindi ho dovuto attingere a tutte le mie energie».

Miguel Caballero Ortega (secondo classificato): «Pensare di battere Hernando in queste condizioni era praticamente impossibile. È in forma strepitosa. Io comunque ci ho provato in tutte le maniere e nella prima discesa l’ho pure raggiunto, poi lui ha aumentato il ritmo, tenendomi sempre a distanza. Sono comunque molto soddisfatto, il fatto che alla fine il percorso sia stato ridotto come dislivello mi ha agevolato, anche perché prediligo le gare rapide. Va bene così, anche perché confermo di attraversare un buon stato di forma quest’anno».

Michele Tavernaro (terzo classificato): «Se mi avessero detto prima del via che sarei salito sul podio avrei fatto la firma. È stata una gara molto dura per tanti motivi, per il meteo, per il freddo e soprattutto per un lotto di avversari di altissimo valore. Mi ero preparato psicologicamente a qualsiasi percorso e tatticamente ho cercato di star vicino il più possibile agli spagnoli che erano il mio punto di riferimento. Me la sono giocata con loro per gran parte del percorso e accusare un ritardo di poco superiore al minuto va decisamente bene. Sono particolarmente felice perché quest’anno sono sempre fra i primi, sia nelle marathon sia nelle skyrace. Ora aspetto la vittoria. Il percorso era molto duro, conoscevo solo la prima parte, mentre nella seconda non sapevo cosa mi aspettava. È andata bene».

Paolo Larger (14° classificato): «Per la tipologia del nuovo percorso non era una gara adatta a me e così è stato, ma non cerco scuse legate al maltempo e al tracciato. Purtroppo più di così non sono riuscito ad andare, ogni volta che bisognava cambiare ritmo ero incollato al terreno. Io prediligo le verticalità estreme ed oggi non era così. È inutile che mi soffermi sul fatto che non ho la forma di dodici mesi fa, sicuramente pago i quattro mesi di inattività invernale. Sto cercando di recuperarla, l’importante è stare comunque con i primi, il risultato prima o poi arriverà».

Mireia Mirò (prima classificata): «Non posso che essere felice. Una gara fantastica e ben organizzata. L’unico rammarico il fatto di non aver disputato il percorso originale perché è di una bellezza unica. Comunque vincere qui ha sempre un significato particolare perché si tratta di una delle competizioni più importanti in assoluto ed anche perché quest’anno c’era una starting list di assoluto livello. Seppure meno tecnico rispetto all’originale il percorso è risultato ugualmente impegnativo, molto duro anche per il ritmo elevato da subito».

Emanuela Brizio (prima italiana): «Sono discretamente soddisfatta della mia gara e non potevo fare meglio. Io prediligo distanze più lunghe, perché ci metto sempre un pochino a carburare ed anche oggi mi sono svegliata tardi. Sulla prima salita avevo le gambe imballate e non riuscivo a stare con le prime. Alla fine sono riuscita a recuperare anche una posizione in discesa, ma il lotto delle partenti era davvero di grandissimo livello. Va bene così. Un plauso va ai ragazzi dell’organizzazione. Sono stati fantastici, permettendoci di gareggiare in condizioni limite in tutta sicurezza e incitandoci continuamente».

Diego Salvador (presidente Comitato Organzizatore): « È stata veramente dura, ma i commenti e i complimenti degli atleti a fine gara ci hanno gratificato del nostro sforzo. Le previsioni meteo davano neve in quota e pioggia a valle e così è stato. Alla vigilia avevamo predisposto quattro alternative di percorso, alla fine il nostro direttore di gara Ivano Ploner proprio un paio d’ore prima del via ha messo in cantiere addirittura una quinta opzione, dovendo escludere il passaggio al Piz Boè e pure a Forcella Pordoi».

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