Un simpatico spaccato familiare con intervita alla signora Murada
Nel mondo dello scialpinismo Ivan Murada non ha certo bisogno di presentazioni. Al fianco dell’inseparabile Graziano Boscacci ha vinto di tutto e di più, portando il nome di Albosaggia sui gradini più alti di Pierra Menta, Sellaronda, Mezzalama e pure dei campionati mondiali di specialità. Se in questa disciplina fatta di fatica, freddo, tecnica e un pizzico di pazzia è un’istituzione, pure al suo paese non esiste vecchio o bambino che non lo conosca o che non abbia tifato per lui alla Valtellina Orobie. Proprio in occasione della 24ª edizione di questa super classica siamo andati a casa Murada per un’intervista un poco insolita. Questa volta i microfoni non erano per lui, ma per la moglie Claudia che simpaticamente è stata al gioco raccontandoci alcuni interessanti spaccati di vita quotidiana.
Prima domanda, subito a bruciapelo: Murada atleta e Murada marito. Definisci con un aggettivo l’uno e l’altro? “Con un solo aggettivo? Impossibile; l’Ivan atleta è strepitoso, costante e determinato. L’Ivan marito direi incostante: a volte c’è, a volte meno”.
Attività agonistica ad alti livelli, lavoro, famiglia e bed & breakfast. Come riesce a conciliare il tutto? “Non sempre ci riesce; praticamente si va avanti con tanta pazienza da parte della famiglia e tanto impegno da parte sua”.
Ivan è un atleta che sente molto la competizione. Raccontaci come vive il pre e il post gara? “Nel pre è completamente assorto nella gara che andrà ad affrontare. Magari lo vedi girare per casa, ma è completamente assente; come se non ci fosse. Il post lo vive ancora immerso nella gara: è un continuo sentirsi con gli amici. Il cellulare non cessa di suonare… Con noi comunica, ce la racconta, ma lo vedi che con la testa è altrove”.
E’ scaramantico? “Un po’, come del resto ogni atleta. Non ha un rituale o un portafortuna particolare; forse capi d’abbigliamento cui è più legato di altri. Per quanto riguarda l’alimentazione, mangia moltissima pasta”.
La Valtellina Orobie è sempre una gara dal sapore speciale. Come la vivete? “La viviamo bene: ci piace e praticamente coinvolge tutta la famiglia, per non dire l’intero paese. Da diversi anni, infatti, non è più solo gara, ma un evento che richiama l’attenzione di associazioni, scuole, mamme e bambini. E’ bella da seguire e mi piace vedere l’entusiasmo della gente che, per l’occasione, si sposta prima a Campei e poi al tendone della Polisportiva”.
Serre Chevalier 2002, cosa si prova ad essere la moglie di un campione del mondo? “Mi vengono ancora i brividi. Per me è stato un giorno bellissimo e per Ivan penso una delle vittorie più importanti. Forse la più bella insieme al Mezzalama. Ricordo che mia figlia Giulia era malata e non ho potuto seguirlo. Appena tagliato il traguardo, mi ha telefonato.. era emozionatissimo. L’ho raggiunto la mattina successiva… è stato un momento speciale, difficile da descrivere”.
Passano gli anni, Ivan sembra non accorgersene e i risultati gli danno ragione. Sappiamo però che non potrà eccellere in eterno. Come te lo immagini nella fase post agonistica? “Emotivamente distrutto. Scherzi a parte, so che per lui sarà dura partire, sapendo di non potere rispettare le aspettative sue e dei supporter. Lo vedo impegnato nel seguire i giovani e tutto quello che c’è dietro allo scialpinismo: intendo ricerca sui materiali, supporto nell’organizzazione delle gare… Non direi però che ci sarà una fase post agonistica. Forse non sarà più lì davanti con i primi, ma me lo vedo ancora in gara. Ha troppa passione per smettere”. (art pubblicato sulle "Montagne Divertenti" foto R. Moiola)
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