Franco Colle'
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INTERVISTA A FRANCO COLLE'

Sottotitolo: 
Il valdostano profeta in patria. Un vero gigante al Tor…

Nicola Gavardi
24/9/2013
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2013
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Al Tor Des Geants il testimonial Tecnica ha dato spettacolo. Lui lo chiama “podietto” per noi è stata una grandissima prestazione…

 

Una prova di forza, di testa ma soprattutto di tanto cuore. Un risultato costruito passo dopo passo con un finale quasi incredulo.  I micro sonni, il cambio di vestiti pianificato ma saltato per via della sua strepitosa performance, le ciabatte indossate il lunedì al suo rientro al lavoro.. Tanti piccoli aneddoti del Tor des Geants che in pochi sanno... Ricordiamo a tutti che Franco non è un professionista ma un lavoratore comune che ogni giorno si alza per guadagnarsi la pagnotta..

 

 

 

 

Allora, come ti senti? Già nostalgia del Tor des Geants?

 

Fisicamente, a parte qualche strascico di dolore ai piedi, sto benone. Lunedì, ciabatte ai piedi, sono ritornato al lavoro. Sto dormendo tantissimo, probabilmente il mio fisico chiede di recuperare le ore di sonno perse. E che dire delle grandi mangiate che mi sto facendo… sarà la necessità di recuperare i quattro chili persi in gara!

Per il momento nessuna nostalgia, sto iniziando solo ora a rendermi conto del “podietto” appena conquistato ed ho voglia di godermi questo traguardo.

 

 

 

 

Hai fatto una gara strepitosa. Terzo in classifica generale e soprattutto con 12 ore in meno rispetto al tempo  dello scorso anno..

 

Si, sono molto soddisfatto.  Il mio obbiettivo era di migliorare la mia prestazione giunta a sorpresa lo scorso anno. Sapevo di aver commesso molti errori di gestione dovuti all’inesperienza, per cui sono partito consapevole del fatto che, gestendo la gara con più razionalità e con un pizzico di fortuna, avrei potuto concludere il mio secondo Tor con un tempo molto vicino a quello con cui aveva vinto Perez la passata edizione. Infatti,  avevo preparato ed immaginato la mia gara prendendo come riferimento i parziali di Oscar, programmando 5 soste in cui dormire e mangiare un pasto caldo. Strada facendo però mi sono reso conto che i nostri tempi erano molto in anticipo rispetto a quanto mi ero prefissato. Mi sono reso conto di quale fosse il ritmo che stavo tenendo non guardando l’orologio, ma percorrendo il tratto dal Coda a Niel: nei miei tempi avrei dovuto passarci in piena notte mentre  in realtà mi trovavo in quel tratto che era ancora tardo pomeriggio…  Così ho anche dovuto cambiare la strategia strada variando i tratti da fare con vestiti più pesanti, luce più potente, tipologia di scarpe….

Ho comunque corso quasi tutti i 330 km senza pensare alla posizione in classifica. Volevo vivere questo Tor come una sfida contro me stesso, dimostrarmi di saper gestire anche quella parte di carattere che lo scorso anno mi aveva imposto dei limiti. L’unico obbiettivo era quello di chiudere la gara con un tempo che sapevo essere nelle mie possibilità, a prescindere dalla posizione in classifica. Inoltre, guardando la lista dei partenti, era impossibile non rendersi conto dell’altissimo livello di questo Tor, con molti atleti tra i migliori al mondo.  Durante tutto il percorso non mi sono mai preoccupato di sapere quale fosse la mia posizione in classifica, ne ho parlato con le persone a me vicine. Solo a Saint Rhemy en Bosses ho chiesto informazioni..

Inutile dire che poi, scendendo verso Courmayeur, quando ho realizzato che il mio tempo era intorno alle 72 ore e che con buone possibilità potevo salire sul gradino più basso del podio accanto a 2 grandi campioni sono rimasto senza parole… dal Bonatti al Bertone continuavo nella mia testa a fare il calcolo delle ore e dicevo “non è possibile!”

 

 

 

 

 

Come hai gestito il sonno?

 

 

L’anno scorso sono entrato in crisi perché, soprattutto nella prima parte di gara, non avevo riposato a sufficienza. Così, contrariamente al passato e a come hanno fatto i miei avversari, ho adottato una strategia che mi permettesse di dedicare molto tempo al riposo, convinto anche del fatto che mente e corpo più riposati potessero permettermi di andare più veloce. Correndo una gara tutta mia senza mai essere informato sulla strategia degli altri atleti, sono riuscito a non farmi influenzare dalla “frenetica” condotta di gara dei miei avversari e sono riuscito a dedicare del tempo al riposo e al sonno. In ogni base vita ho dormito dalla mezz’ora all’ora, così come avevo pianificato. Solamente in 3 circostanze lungo il percorso ho avuto attacchi di sonno improvviso che sono riuscito tranquillamente a gestire con micro-sonni da circa 1-2 minuti.

 

 

 

Ci hai messo più testa, più cuore o più gambe?

 

Quest’anno sicuramente ci ho messo molta più testa e, di conseguenza, mi sono ritrovato molte più energie nelle gambe. Il cuore ovviamente in una gara come questa è sempre presente, è quello che ti da la forza di fare quello che non avresti mai pensato di esser capace di fare.

 

 

 

 

Dal Rifugio Bertone a Courmayeur, nell’ultima discesa verso il traguardo, quali emozioni hai provato?

 

Beh, posso dire che se dal Bonatti al Bertone ho iniziato a rilassarmi e a fare i conti sul tempo che avevo impiegato, dal Bertone ho iniziato a rendermi conto di quella che, nel mio piccolo, era una vera e propria impresa. Mi sono permesso anche di pensare al modo migliore per festeggiare insieme a tutti i miei amici ed ai miei familiari, che mi sono sempre molto vicini.  Purtroppo, in prossimità del traguardo la gelida notizia ha smorzato il mio entusiasmo ed ha rovinato un po’ quella festa che avevo programmato. Purtroppo la montagna è anche questo.

 

 

 

Che impressione ti hanno fatto Iker Carrera e Oscar Perez?

 

Entrambi sono due grandi campioni. Non sono solo io a dirlo, parlano i loro curriculum sportivi. Con Iker ho avuto la fortuna e l’onore di percorrere i primi 150 km fino a Donnas. Mi ha impressionato molto per il ritmo che riusciva a tenere in salita, la sua freddezza, la grande concentrazione e determinazione. Oscar a mio parere, è molto di più che un campione! Con la sua semplicità e con il suo sorriso è riuscito ancora una volta a conquistare il cuore di tutte le persone che hanno avuto modo di intravvederlo sui sentieri ed alle basi del Tor.  Allo stesso modo ha conquistato anche me, e sono un suo grande fan. Ho fatto il tifo per lui fino all’ultimo metro e speravo sinceramente che vincesse ancora una volta il Tor!

 

 

 

 

Vuoi ringraziare qualcuno?

 

Tutte le persone che lungo il percorso, nei ristori e nei rifugi mi hanno incoraggiato. Sono tantissime e per questo non posso citarle ad una ad una… Grazie a tutti di cuore. Tuttavia, non posso non fare un ringraziamento particolare alla mia “equipe”, tanto “improvvisata” quanto efficace: Marco, Barbara, Sonia e Chicco che hanno vissuto questi 3 giorni insieme a me ed alle persone che più mi sono state vicine come Chloe, mamma e papà, Davide, Christian, Stefano ed Enrico. Se questo piccolo sogno è diventato realtà è anche grazie alla Tecnica che dallo scorso anno ha creduto in me supportandomi con il materiale, a Racerstore che mi fornisce gli integratori e all’amico Fabio che non mi fa mai mancare uno zaino all’avanguardia.