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INTERVISTA A MARIO POLETTI DS DELLA NUOVA NAZIONALE DI SKYRUNNING

Maurizio Torri
31/5/2009

Siamo all’inizio di una stagione che si preannuncia assai intensa e, tra le novità 2009 vi è pure la creazione di una vera e propria nazionale di skyrunning.

In vista degli europei 2009 in programma a Canazei, il ruolo di Direttore Sportivo è stato affidato all’orobico Mario Poletti. Lo abbiamo incontrato e intervistato per voi.

Nazionale Italiana di Skyrunning, quando ti è stato assegnato l'incarico e perché hai accettato di metterti in gioco in questo inedito ruolo?

«Quest'inverno mi ha chiamato il Direttore Tecnico Darietto Busi ed essendo responsabile atleti da qualche anno, mi chiese se potevo, insieme a lui, selezionare gli atleti per la prima nazionale italiana. Ne sono stato subito entusiasta, anche perché nei miei 10 anni di skyrunner non avevamo mai creato un vero e proprio gruppo».

Quali sono gli obiettivi 2009?

«La nazionale verrà schierata ai campionati europei, in programma a Canazei dal 17 al 19 luglio. Qui sarà messa alla prova in un km verticale e nella Dolomite Skyrace».

Quali i vantaggi che potrebbe portare al movimento la creazione di un team nazionale?

«Essendo uno sport già seguito dai media,penso che una nazionale stimoli i giovani a fare bene e le aziende del settore a mettersi in luce oltre alla grande pubblicità che già stanno facendo. A breve, vorremmo creare un pool di sponsor che possa sostenerci. In questi giorni stiamo parlando con amici per le divise e un furgone per gli atleti da utilizzare sia per le gare di selezione che per i campionati. Vorremmo anche offrire loro anche qualche giorno di ritiro prima di Canazei. Insomma, siamo alle prime armi, ma vorrei che ai nostri atleti non manchi nulla».

Gli atleti, li selezionerai solo in base ai risultati o anche dando un occhio all'anagrafe?

«Sicuramente in base ai risultati e sopratutto al tipo di percorso degli europei. Abbiamo infatti scelto tre prove di selezione con caratteristiche simili a Canazei: Valmalenco - Valposchiavo, Carnia Skyrace e Stava Skyrace».

L'età media dello skyrunner si è notevolmente abbassata. Hai sott'occhio qualche giovane di talento?

«E’ vero,molti giovani si stanno avvicinando a questa disciplina. A mio avviso è sempre grazie ai media e alle immagini altamente spettacolari che incantano sempre un maggior numero di persone. E’ altrettanto vero che qualche anno fa esistevano solo gare skymarathon epiche come 4 Luglio, Kima e Grigne dove i giovani, come è giusto che sia,difficilmente si avventurano. Oggi la maggior parte delle gare supera di poco le due ore e fa si che atleti della strada e corsa in montagna, intraprendano questa disciplina».

Quest'anno in Valtellina non si correrà il Giro dei laghi del Bitto e il Trofeo Kima da 48km. Anche lo skyrunning sente la crisi o il movimento è in salute?

«Secondo me è in salute; anzi ha ancora dei margini di crescita. Per crescere dobbiamo credere in quello che facciamo e fare parte tutti della stessa famiglia-federazione. Il Kima, come la mia Orobie Skyraid, ha dei costi altissimi e può essere che la crisi economica li abbia toccati. Dispiace perché è l'emblema dello skyrunning, ma spero si riprenda al più presto».

Corsa in montagna e skyrunning, tu che le hai vissute entrambe dall'interno elenca alcuni pregi e difetti di entrambe?

«Un pregio della corsa in montagna è che funge da trampolino di lancio per gli skyrunner.. Anche se poi ci guardano con invidia. Personalmente devo molto alla corsa in montagna ed ho ottimi ricordi, anche se da qualche tempo non mi riconosco più in quest'ambiente. La corsa in montagna è come un 10.000 in pista, conta solo il tempo. Lo skyrunning è come la maratona,se la finisci sei un eroe. Io sono passato dalla corsa in montagna a 2h19' in maratona fino a vicecampione del mondo di skyrunning. Non c'è una disciplina più bella di un altra, ma tanto sport fatto con passione e tenacia. Spero di trasmettere questo messaggio a più giovani possibile».