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LO SNOWBOARD SECONDO LUCA PANDOLFI

Sottotitolo: 
freerider piemontese e atleta SALEWA parla di sé e della sua ultima avventura in Himalaya

Redazione
11/2/2014
Tags: 
intervista
freeride
HYMALAIA
salewa
snowboard

«La montagna per me è una palestra di vita, un modo per viaggiare, entrare in contatto con posti nuovi e conoscere me stesso. In montagna mi sento vivo e creativo»....

La sua data di nascita non poteva che essere più azzeccata, Luca Pandolfi, nato nel Natale del 1973 ha infatti la neve che gli scorre nelle vene. Per questa ragione l’atleta di Asti ha deciso di spostare il domicilio a Chamonix, dopo aver trascorso alcuni anni a Gressoney e a Viber, dove può allenarsi con continuità facendo ripide discese mozzafiato con lo snowboard e godersi appieno la montagna, definita da lui stesso come una “palestra di vita” e il luogo ideale per “conoscere nuovi posti e conoscere se stesso”.

Il freerider ha assaggiato la carriera di snowboarder appena raggiunta la maggiore età: «I miei mi avevano regalato per il mio diciottesimo compleanno un soggiorno a Megeve. Erano i primi anni in cui cominciavano ad apparire questi nuovi attrezzi – dice riferendosi alle tavole da snow – e per me, che sono sempre stato attratto dal lato selvaggio della montagna, si è aperto un nuovo mondo, dato che gli sci tradizionali non sono il massimo per galleggiare sulla polverosa neve dei fuori pista». Quindi quello tra snowboard e Luca Pandolfi si può tranquillamente definire come un amore a prima vista.

Questo è stato l’inizio della carriera da freerider di Luca, che da quel giorno non si è più tolto la tavola dai piedi, anzi per la precisione gli capita ogni tanto di levarsi lo snowboard per praticare i suoi innumerevoli hobby, tra i quali spiccano l’arrampicata, il surf, lo slackline, sempre tesi al mantenimento della forma fisica, e qualcosa di più rilassante come la fotografia, la musica e i viaggi.

«Mi piace molto viaggiare, imparare nuove lingue, conoscere gente nuova e socializzare – spiega Luca – Riesco però ad essere anche molto introspettivo, pratico un po’ di yoga e meditazione». Sulla musica ha le idee molto chiare e gusti decisamente più “energici”: «Mi piacciono un po’ tutti i generi musicali, ho studiato tre anni di batteria e tre di percussioni africane. La musica ha un ruolo fondamentale nella mia vita, ascolto diversi generi a seconda del mio stato d’animo – ci confessa il piemontese - ma quelli che mi danno più la carica sono senza dubbio il Rock e l’Heavy Metal».
L’amore più grande resta comunque nei confronti dello snowboard, Luca continua ancora oggi ad affinare il suo stile di discesa, sia tecnicamente che esteticamente, affrontando i percorsi più estremi di tutto l’arco alpino.
A questo proposito l’atleta si apre ulteriormente, confidando la discesa che più l’ha colpito: «La Sentinella Rossa – spiega Luca – sul Monte Bianco. Erano anni che la guardavo con timore reverenziale, sognando e spaventandomi allo stesso tempo. Penso sia stato il culmine di un’esperienza accumulata in otto anni di frequentazione quasi quotidiana del massiccio del Monte Bianco. E’ una linea tecnica – dice scendendo nei dettagli - bellissima, di gran classe, che parte dalla cima del Monte Bianco per poi piombare per 1400 m nel cuore della Brenva, uno dei posti più selvaggi che mi sia mai capitato di visitare: più che una gita in snowboard, un viaggio in un’altra dimensione». E detto da uno che ha anche assaggiato le vette nepalesi e quelle pakistane è sicuramente un certificato di qualità.

 

A proposito di Nepal, Pandolfi ha di recente partecipato a una spedizione con il freerider di fama mondiale Jeremy Jones, che l’ha voluto al suo fianco in questa iniziativa dalla quale nascerà anche un progetto video: «La spedizione è stata organizzata da Jeremy e la sua crew come parte finale delle riprese per il film “Higher” terzo episodio di una trilogia di film dove l’americano, accompagnato da diversi rider, affronta i luoghi più incontaminati del globo».

Per quanto riguarda il materiale tecnico un freerider esperto come Luca Pandolfi è ovvio che abbia le idee chiare: «La linea Free Ski Mountaineering di Salewa è sicuramente il meglio che c’è in giro per quanto riguarda l’attività freeride, giacca Albonaska e pantalone Skeena sono la mia divisa per le avventure in neve fresca».

Molti atleti, specialmente quelli che praticano sport estremi, hanno dei rituali scaramantici prima di gettarsi nelle loro imprese, anche Luca non si esime dall’abitudine: «Prima di “droppare” nella linea che sto per scendere, mi concentro focalizzandomi sul respiro e sul momento presente, poi mi dico “qui, ora!”. Oltre a questo pratico un paio di veloci esercizi di visualizzazione nella mia mente che ho imparato nel corso degli anni». Come si suol dire, l’esperienza insegna.