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MANASLU - MARCO GALLIANO A 8000 M CON LO SNOW

Maurizio Torri
6/10/2011

PRIMA DISCESA MONDIALE CON LO SNOWBOARD PER MARCO GALLIANO. PRIMA DISCESA ITALIANA CON GLI SCI PER CARLO ALBERTO CIMENTI

Martedi? 4 ottobre, Marco Galliano da Saluzzo e l’amico Carlo Alberto Cimenti, da Pragelato, hanno raggiunto la cima del Manaslu (8.163mt). Alle 12 di mercoledi? 5 ottobre hanno comunicato il rientro al campo base, concludendo la Manaslu Expedition con un doppio, grandissimo risultato...

Un risultato reso possibile anche e soprattutto grazie al prezioso sostegno dello sponsor FERRINO e di CUSTOM MADE, ditta che ha messo a disposizione gli attrezzi di discesa.
“Sono stanco ma felice - ha comunicato Marco Galliano al rientro al campo base, in collegamento telefonico satellitare -. La discesa si e? rivelata meravigliosa, ma ha richiesto un’alta dose di attenzione e non e? mai stata banale. L’adrenalina mi sta impedendo di dormire, in questi giorni, ma sono estremamente orgoglioso. Ora e? tempo di tornare”.

CRONOLOGIA DELLA SPEDIZIONE

12 settembre: Campo 1 e? allestito. Continua il maltempo.

13 settembre: Dopo una notte ai 5.739 metri del campo 1, Marco e Cala salgono verso campo 2, ma il poco acclimatamento e il meteo sfavorevole li inducono a fare dietrofront,
naturalmente con tavola e sci. «Non ci siamo fidati di continuare - racconta Marco - perche? le condizioni fisiche e climatiche ci hanno messo il bastone tra le ruote». «La seraccata e? mastodontica - conclude Marco - ed abbiamo cosi? potuto vederla di persona da ben vicino. La "gita" e? stata utile anche per svagarci un po' perche? abbiamo messo a segno le prime curve sulla neve nepalese. Siamo riusciti a rigare fin giu? dove la neve ce l'ha permesso e vi posso garantire che e? stato uno spasso».
18 settembre: Dopo giorni di maltempo e attesa, la Manaslu Expedition torna in aria sottile. Dopo essersi portati al campo 1, Marco e Cala riescono finalmente a montare il campo 2, dove si fermano per una notte, peraltro non facilissima dal punto di vista fisico. «Sono quasi 6.400 metri - scrive Marco - ed e? il tratto alpinistico piu? duro. Siamo saliti senza portatori, con 20 chili di zaino sulle spalle. La quota inizia a sentirsi e siamo stanchi».
La mattina di domenica 18, poi, Marco e Cala raggiungono campo 3: 6.717 metri da guadagnarsi con l'aiuto delle corde fisse. «E? stata dura - continua Marco - e speriamo che questa notte la tendina monotelo che abbiamo piazzato ci ripari un po' dal freddo. Sto molto meglio ed il mal di testa se n'e? andato. Domani scenderemo con tavola e sci fino al campo 2 e lasceremo li? le nostre assi per la discesa in modo che, quando risaliremo, potremmo essere un po' piu? leggeri. Dal secondo campo ricammineremo fino al campo base per la notte e rimarremo li? per tre giorni nel tentativo di rimetterci completamente in vista della sparata finale».
19 settembre: Durante la notte al campo 3, Marco e Cala avvertono chiaramente l’ormai nota scossa di terremoto di magnitudo 6,8 che colpisce la valle del Khumbu. «La tenda ha iniziato a ballare – scrive Marco – ed abbiamo sentito un boato incredibile. Un crepaccio si e? staccato e con lui anche una bella valanga che e? passata a circa 800 metri dalla nostra postazione. Fortunatamente la slavina non ha colpito la linea di salita, ne? quella su cui stanno i campi alti e possiamo quindi ritenerci fortunati. Non e? stata una bella esperienza». «Sapevo che non sarebbe stata una passeggiata – continua Marco – ma pensavo anche che non ci fossero poi moltissime differenze rispetto al Cho Oyu. Invece non e? cosi?, questo gigante himalayano e? proprio “bastardo dentro”, si lascia avvicinare e poi ti si ritorce contro. Eravamo riusciti a fare un buon acclimatamento negli scorsi tre giorni ed anche la fiducia nel nostro fisico era aumentata. Ora ci ritroviamo con una botta di adrenalina nel cuore che non sara? facile da smaltire».

20 settembre: Il monsone continua a riversare pioggia anche in quota. «Non vuol proprio smettere - racconta in una telefonata Marco - e la mia tenda ne sta facendo le spese. Scende un bel fiumiciattolo verso il nostro accampamento e mi ritrovo come a Venezia... acqua alta in tenda! Domini, quindi, dovro? spostare tutta la mia roba cercando riparo altrove». Ennesimo intoppo, ma questa volta facilmente risolvibile.
«Venerdi?, anche se il meteo non migliorera?, dovremmo finalmente partire per tentare la vetta - conclude Marco -. Mal che vada rinunceremo e ci riproveremo con partenza domenica. Non resisto piu?, voglio salire, ma non per montare i campi, bensi? con un preciso obiettivo!».
29 Settembre: Il meteo migliora. Marco e Cala decidono di aspettare ancora un giorno e imboccare l'ascesa sabato intorno all'una: «Il tempo pare sia dalla nostra, ma rimane l'incognita vento - commenta Marco - sulla cresta finale. Gia?, nessuno ha ancora visto la cima da quando il meteo si e? fatto avverso, ma pare che con le nevicate che ci sono state si passera? uno alla volta e le raffiche potrebbero essere anche di quaranta chilometri all'ora. Con tavola e sci sulle spalle non sara? una passeggiata».
Il programma e?: dal campo base al campo 1 per la notte; progressione verso il campo 2 per recuperare il materiale lasciato e prosecuzione sino al campo 3; la mattina dopo salita verso c4, non ancora montato. «E? una scommessa contro il vento - continua Marco - perche? non possiamo prevederlo, ne? difenderci piu? di tanto. Speriamo di aver azzeccato la strategia giusta!»

2 Ottobre: Dopo aver percorso il tragitto fino a campo 1 come da programma, Marco e Cala raggiungono c2 per recuperare il materiale e poi dirigersi direttamente per la notte al campo 3. «Siamo saliti forte - scrive in serata Cala nel suo sms perche? Marco ha problemi con il satellitare - trainando sci e tavola. Siamo una buona coppia e la forma fisica e? al top per tutti e due. Questa notte dovremmo coccolarci... la tenda e? molto piccola, ne abbiamo solo una e fa un freddo allucinante. Lo sherpa che e? con noi, invece, dormira? in una tenda assieme ad altri porter».
3 Ottobre: Marco e Cala raggiungono i 7.480 metri di altezza di c4. A tarda serata, un sms: «E? l'una e trenta, ci stiamo preparando in mezzo a raffiche di vento e con un freddo incredibile. Dalle tende si sente molto vociare, ma nessuno e? ancora partito».

4 Ottobre 2011: «Punta fatta siamo gia? al C4». E’ il testo del sms ricevuto in Italia alle 9,30 del mattino. Questo il racconto fatto poche ore dopo da Marco:
Partenza ore 4, prima ancora degli sherpa, e giu? a battere traccia fino alla cresta finale. Il camminamento e? strettissimo, si passa uno alla volta e tra innumerevoli fatiche raggiungiamo la cima intorno alle dieci. Scattiamo una foto assieme arpionati con le picche alla neve perche? e? veramente minuscolo lo spazio, quindi scendiamo fino a 8.109 metri dove finalmente possiamo infilare snowboard e sci.
Le altre cordate stavano ancora salendo ed hanno fatto il tifo per noi tra quelle onde di neve crostosa e ventata difficilissime da superare. Ci siamo dovuti togliere gli attrezzi in un solo punto e montare i ramponi... Mamma mia che ghiaccio! Poi giu? in picchiata fino al campo 2 con sotto i piedi anche un po' di polvere. Che goduria! Peccato aver avuto sulle spalle il peso dei campi 4 e 3, se fossimo stati piu? leggeri ci saremmo potuti divertire ancora di piu?.

5 Ottobre: "Ore 12 arrivati campo base ale?! Stanchi ma molto soddisfatti!". E dopo questo sms non servono altre parole.