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INTERVISTA A MATTEO DELLA BORDELLA

Sottotitolo: 
Face to face con uno dei fuoriclasse in casa Ragni di Lecco...

Nicola Gavardi
4/6/2013
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Alla soglia dei 29 anni Matteo Della Bordella è di sicuro uno degli alpinisti italiani di maggiore talento con all'attivo diverse spedizioni extraeuropee...

Non fatevi ingannare dall'aria pacata, dal suo modo preciso e puntuale di esprimersi, o da quel sorriso da "bravo ragazzo".... Quello che stiamo per presentavi, a pochissimi giorni dalla partenza per il Pakistan  - destinazione  Uli Biaho Tower - è un vero "serial climber". Un fuoriclasse del verticale che in pochissimo tempo è riuscito a ritagliarsi un ruolo di primissimo piano in un club alpinistico tra più quotati e prestigiosi al mondo: i Ragni di Lecco.

 

 

Da dove arriva l’ attrazione per la montagna e l’avventura?

L’attrazione arriva da mio papà Fabio, che  fin da piccolo mi ha portato a camminare  e successivamente ad arrampicare. L’attrazione per l’avventura probabilmente è qualcosa di più istintivo e innato.

 

 

Che rapporto hai con la difficoltà tecnica pura? La  vedi solo come una cosa da prestazione sportiva o la vivi come forma di accrescimento interiore, di conoscenza personale ?

Principalmente come prestazione sportiva. Il vedere posti nuovi, confrontarmi con nuove pareti e nuove sfide, come può essere una spedizione o l’apertura di una nuova via, è per me anche una forma di crescita a livello personale, ma la pura difficoltà tecnica è questione di motivazione e di allenamento e qui c’è poco da fare i filosofi: o sali o non sali. Tra le variabili che determinano il valore complessivo di una salita ,la pura difficoltà tecnica superata, ha sicuramente un posto di rilievo.

 

 

 

In parete quanto vale la testa e quanto i muscoli?

E’ senza dubbio la testa ciò che conta maggiormente. Soprattutto quando si parla di una grande parete o di una spedizione che si prolunga nel tempo e dove gli imprevisti sono all’ordine del giorno. Una preparazione da atleta è la base per certe salite, ma poi è la testa che fa la differenza. Perché è quella che comanda ai tuoi muscoli di andare avanti. In parete devi sempre credere in quello che fai  e non mollare mai, ma allo stesso tempo avere anche la lucidità di valutare la tua situazione con occhio distaccato, analizzando in modo oggettivo i rischi a cui ti stai esponendo prima di prendere delle decisioni.

 

 

 

 

Sei un’ alpinista completo. Ci puoi raccontare come vivi la “paura” e come la incanali per affrontare sfide sempre più dure e entusiasmanti ?

La paura la vivo solo ed esclusivamente nelle situazioni critiche. Quando ti succedono imprevisti oppure quando ti rendi conto che stai osando un po’ troppo. Cerco sempre in qualche modo di controllarla e analizzare la mia situazione in modo oggettivo.  Tuttavia è capitato che la paura influenzasse alcune mie scelta in parete, come sulla Egger. Per quanto riguarda la scelta di sfide e obiettivi invece la paura non è un elemento determinante.

 

 

 

Sulla Ovest alla Torre Egger, con Matteo Bernasconi e Luca Schiera, hai scritto una pagina dell’alpinismo. Tre aggettivi per sintetizzare quest’impresa.

Epica. Perché ne abbiamo passate veramente tante, soprattutto io e Berna e la vetta è stata la conclusione di un’avventura durata 3 anni.

Testarda. Perché ci abbiamo creduto fino in fondo anche quando tutto sembra perduto.

Collettiva. Perché stato un successo non solo nostro ma di tutti il gruppo dei Ragni di Lecco.

 

 

 

 

Il 17 giugno partiraì per una nuova spedizione in Pakistan. Destinazione  Uli Biaho Tower. I sogni non finiscono mai..

Sì...era già da qualche anno che avevo in mente questo obiettivo. La parete Sud Est della torre di Uli Biaho sono 1000 metri di roccia verticale che arrivano fino a oltre 6100 metri di quota. Sarà un esperienza nuova per me e per i miei compagni, una big wall di granito ad alta quota. Il nostro team sarà composto da 6 persone, tutte al di sotto dei 30 anni, prevediamo di stare in parete più giorni con due portaledge. Sarà senza ombra di dubbio una sfida interessante.

 

 

 

Montagne Extraeuropee Versus  Alpi. Qual è il tuo ambiente preferito?

Il mio ambiente preferito sono le Alpi, perché sono le mia montagne di casa, quelle su cui mi sento più a mio agio e conosco meglio. La voglia di esplorare e confrontarmi con ambienti e pareti nuove però mi sta portando a scalare le montagne Extraeuropee, che sono decisamente più complesse come logistica e più avventurose come ambiente.

 

 

Dal 2006 fai parte del gruppo Ragni di Lecco. Sei felice di “portare” il maglione rosso in giro per il mondo?

E’ per me un enorme piacere ed onore. E’ sicuramente un onore poter portare avanti una tradizione così ricca ed importante come quella dei Ragni, ma la cosa che mi rende più fiero di essere Ragno e quella di sentirmi davvero parte di un gruppo. Il gruppo Ragni è la risposta a chi dice che l’alpinismo è uno sport individuale e che i gruppi al giorno d’oggi non hanno più senso di esistere. Penso che noi stiamo dimostrando l’esatto opposto: grazie all’impegno ed alla partecipazione di molti stiamo portando avanti diverse iniziative nel campo dell’alpinismo e dell’arrampicata e personalmente l’appoggio che il gruppo Ragni mi ha dato e mi sta dando in questi anni è stato fondamentale per la mia attività alpinistica.

 

 

Sei un vero amante del Trad-climbing (n.d.r  stile di arrampicata che prevede protezioni mobili che non lascino traccia sulla via di salita). Perché questo stile ti affascina così tanto?

mi piace l’idea di scalare una parete o una linea in arrampicata libera, senza lasciare nessun segno di passaggio dietro  me. Quando vedi una fessura che solca una parete, è quasi come se la natura ti indicasse una strada per salire; l’idea di salirla solo con le mie forze e lasciarla come l’ho trovata per chi verrà dopo, mi fa sentire bene e mi sembra rispettoso nei confronti di tutti. Oltre a questo quando scalo amo anche la sfida, quindi mi piace l’idea di mettere la minor quantità di protezioni possibili per rendere una via impegnativa dal punto di vista fisico e mentale. Ogni via dura e poco protetta, è per me uno stimolo ulteriore a migliorare.

 

 

Di progetti alpinistici ne avraì tanti..quale tra questi ti renderebbe veramente felice?

Beh in questo momento non riesco che a pensare ad aprire una bella via nuova sulla Torre di Uli Biaho, questo sarà l’obiettivo dell’estate. In questi e nei prossimi anni vorrei concentrarmi molto sulle spedizioni per scalare, possibilmente in arrampicata libera, le pareti di roccia più grandi ed impegnative del mondo.

 

Vuoi ringraziare qualcuno?

Ringrazio tutti i miei compagni e tutti quelli che mi seguono e sostengono. Ringrazio in modo particolare mio padre, il gruppo Ragni ed i miei sponsors.