Mary Varale
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CON LE SPALLE NEL VUOTO - VIDEO SU MARY VARALE

Sottotitolo: 
Abbiamo intervistato per voi la protagonista Sabina Bottà...

Maurizio Torri
14/3/2013
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alpinismo
film
maria
varale
cortometraggio
rossano
libera

Pubblico delle grandi occasioni, martedì sera, nella sede del  morbegnese del CAI per la proiezione di “Con le spalle nel vuoto”, il video che racconta la storia dell’alpinista degli anni ’30 Mary Varale...

Moglie del giornalista sportivo Vittorio Varale, questa forte alpinista scalò in cordata o in solitaria ben 217 cime, quasi tutte in prima femminile. Osteggiata dal regime fascista, si ritirò dall’attività in aperta polemica con Cai e Coni. Chiamata ad interpretare una simile “eroina del verticale”, l'insegnante morbegnese Sabina Bottà si è perfettamente calata nella parte contribuendo al successo del video nel quale spicca pure la presenza del forte alpinista chiavennasco Rossano Libera. Al termine della proiezione, abbiamo avvicinato Sabina per una breve intervista.

 

Conoscevi già Mary Varale prima di interpretarla?  

«La conoscevo solo marginalmente, poi mi sono documentata e devo dire che per me è stato motivo d’orgoglio interpretare  questa donna coraggiosa e alpinista controcorrente, capace di scelte difficili grazie al suo forte carattere. In un momento storico non certo facile, si è saputa ritagliare un posto di prim’ordine grazie proprio a queste sue caratteristiche».

 

E’ stato difficile calarsi nel personaggio e come è nata  questa opportunità?

 

«Più che difficile, direi impegnativo. Infatti credevo si sarebbe risolto tutto in un paio di “ciak”, invece le riprese sono durate da aprile ad ottobre! Mi si è presentata l’opportunità grazie ad una somiglianza fisica, poi ho scoperto che anche nel carattere c’è qualcosa che ci lega…».

 

 

Un'interpretazione la tua che ti ha portato a scalare anche con la tecnica e i materiali dell'epoca...

 

«Non è stato proprio così facile… Ricordo con emozione i tiri scalati da capocordata legata in vita con la sola corda di canapa ed assicurata “a spalla”, proprio come si usava negli anni Trenta! Oppure le calate nel vuoto in corda doppia, sempre col metodo a spalla. Una sorta di viaggio nel tempo».

 

La Varale è considerata un'antesignana dell'alpinismo "in rosa".  A tuo avviso, il maschilismo  e i pregiudizi di un tempo sono solo un ricordo o quello della montagna è ancora un mondo per soli uomini?

 

«Credo che oggi, i meriti, vengano riconosciuti a prescindere dal fatto che si sia uomo o donna. Allora ovviamente non era così ma le sue grandi capacità facevano sì che fosse ricercata dai più forti scalatori del suo tempo (ad esempio Tita Piaz, Emilio Comici, Riccardo Cassin…). Proprio per questo, durante la prima salita dello “Spigolo Giallo” in Lavaredo (una delle vie classiche più belle e ripetute delle Dolomiti) Emilio Comici le concesse il ruolo da capocordata sul tiro più difficile! Per quei tempi, una cosa più unica che rara».

 

Mary Varale, cosa potrebbe insegnare alle donne d’oggi?

 

«Oltre ad un grande amore per la natura e per la montagna, una profonda passione per ciò che si fa. Mary ci insegna ad avere il coraggio delle nostre idee nel compiere le scelte in cui crediamo, anche se possono sembrare inopportune, perché, come lei amava dire: “Non siamo poi quegli esseri pavidi e diabolici che i signori uomini vogliono far credere”».