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INTERVISTA A MARCO DE GASPERI

Maurizio Torri
13/10/2009

Incredulo, deluso, amareggiato, ma nel contempo fermamente determinato a dimostrare l’innocenza della propria compagna. A grandi linee può essere descritto così lo stato d’animo del sei volte iridato della corsa in montagna Marco De Gasperi a pochi giorni dall’accusa di presunto doping nella quale è invischiata la dominatrice dei mondiali di Campodolcino.

In questa intervista ci ha raccontato quello che, senza ombra di dubbio, è il momento più brutto delle loro carriere sportive. «Conosco Elisa, vivo con lei 24 ore al giorno e so che è pulita – ha esordito così, senza mezzi termini e senza la minima esitazione il campione bormino -. Anche se di riflesso, mi sento colpito e nel contempo deluso da un sistema nel quale credevo. Un sistema che dovrebbe tutelare atleti come noi e che invece può fallire e mettere alla berlina una ragazza onesta che ha sputato sangue, fatto fatica e stretto i denti per arrivare dove è arrivata».

Già, perché non esiste delusione più grande di essere additati come colpevoli quando si ha la coscienza pulita: «Il 2009, per Elisa, è stato un anno difficile, ma le lacrime più amare le ha versate in questi giorni. L’infortunio e lo stare lontano dalle gare non sono nulla al confronto dell’ingiusta gogna mediatica cui è stata posta nell’ultima settimana». Anche se i giudizi della gente fanno male, la coppia d’oro della corsa in montagna italiana continuerà quindi a camminare a testa alta: «Simili accuse potranno anche toglierci la voglia di correre, ma sia io che Elisa abbiamo la coscienza pulita. E non lo dico tanto per dire. Chi ci conosce sa di che pasta siamo fatti, sa che abbiamo dei principi morali e sportivi ai quali mai e poi mai avremmo anche solo pensato di trasgredire. Questi principi sono la nostra forza e sono i medesimi che abbiamo anche cercato di trasmettere ai giovani ogni volta che ce n’è stata data l’occasione».

Al di là delle accuse, e delle possibili squalifiche, ciò che resta è una sorta di disorientamento quando ciò in cui credevi fermamente sembra non avere più attendibili punti di riferimento: «Da quattro anni a questa parte sono inserito in un progetto della IAAF denominato “Where About” che prevede la continua reperibilità dell’atleta per controlli antidoping a sorpresa (da settembre anche Elisa lo era). Mi sono sempre sottoposto senza la minima preoccupazione e sono sempre risultato pulito da almeno un centinaio di controlli. Dopo il gravissimo errore nel quale è incappata Elisa non sarò più tanto tranquillo. Il motivo è sin troppo semplice: o c’è qualcosa che non va in questi controlli… O non so …».

Disorientamento, quindi, ma anche voglia di dimostrare la propria innocenza; costi quel che costi: «Le nostre vite sportive sono state infangate da un’ingiusta accusa che ha distrutto Elisa come atleta e come persona. Ancora prima di aspettare gli esiti delle controanalisi c’è chi ha sputato sentenze traendo conclusioni affrettate, chi ha puntato l’indice o si è permesso di fare fastidiosissime allusioni. Ebbene, noi siamo intenzionati ad andare sino in fondo a questa vicenda; costi quel che costi. Fosse anche l’ultima cosa che faremo».

Tra tanti improvvisati giudici e falsi amici subito pronti a tenersi a debita distanza non appena all’orizzonte si è intravista la prima nuvola, non sono mancati gli attestati di stima nei confronti di una coppia che molto ha fatto per la crescita della corsa in montagna e che molto lustro ha dato alla nostra nazionale: «Nei momenti difficili si vedono quali sono i veri amici – ha concluso De Gasperi -. In questa settimana in molti ci sono stati vicini e ci hanno dato il loro sostegno. Vorrei cogliere occasione per ringraziarli. D'altronde chi ha gioito per i nostri successi, ha sofferto con noi nei vari stop per infortunio e ci ha incitato quando faticavamo per rientrare sa che i successi conseguiti da ma ed Elisa sono tutti farina del nostro sacco. Peccato solo che nessuna cifra e nessuna scusa potrà mai cancellare il dolore e l’amarezza che queste accuse ci hanno procurato».