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ELISA DESCO A DRIBBLING

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A distanza di anni la positività della campionessa piemontese continua a fare discutere....

Maurizio Torri
1/12/2012
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DUE

Un servizio toccate, quello firmato da Franco Bragagna, ha dato voce ad un'atleta e ad una ragazza che non hai mai smesso di proclamarsi innocente.....

Nove minuti di servizio su Rai Due, nove minuti di intervista a Dribbling dedicati al caso di Elisa Desco. Un caso di doping che a distanza di anni fa ancora discutere gli appassionati di corsa in montagna e non solo. A firmare il pezzo niente meno che Franco Bragagna, ovvero una delle più autorevoli voci sportive della tv pubblica nazionale; uno che in queste situazioni ha sempre usato il “pugno di ferro”, ma che già  nel commento al Trofeo Vanoni aveva palesato tutti i propri dubbi su una storia che tanto chiara non lo è mai stata.

 

 

Iridata di specialità sulle montagne di Campodolcino, la forte runner piemontese, all’epoca ventisettenne, venne poi fermata ben 35 mesi  dalla IAAF per un caso di positività decisamente sospetta. A fare scalpore  e insinuare più di un dubbio furono la sua strenua difesa – che le causò una sospensione di circa 3 anni -, i parametri riscontrati e le anomalie emerse nella modalità di consegna dei campioni prelevati. A distanza di così tanto tempo, nella sua casa di Bormio nella quale vive con il compagno Marco De Gasperi e la piccola figlia Lidia, Elisa Desco non ha certo dimenticato; anche perché dimenticare una simile esperienza è cosa impossibile. Con la voce rotta dall’emozione ha voluto per l’ennesima volta proclamare  la propria innocenza.

 

 

«Quel giorno me lo ricordo benissimo – ha esordito -. Mi ricordo pure l’ora nella quale sono passata dalla gioia di un successo mondiale all’incubo di una squalifica per doping. Alle 17.15 ho ricevuto una telefonata nella quale il medico della federazione mi anticipava che al controllo delle gare iridate le mie urine erano state trovate tracce di “CERA”. Non ho più capito nulla, ho dovuto richiamarlo perché non riuscivo nemmeno a parlare. Da quella telefonata è iniziato un incubo, un’esperienza tragica sia sotto il profilo sportivo, che umano. Ancora oggi continuo a chiedermi cosa possa essere successo. Questa sostanza o te la inietti o te la inietti. In altro modo non può essere assimilata dal fisico…. E se io non ho fatto iniezioni, spiegatemi voi come possa essere stata trovata nelle mie urine».

 

 

Sempre ferma sulla propria posizione l’allora portacolori dell’Atletica Valle Brembana ha sostenuto una strenua battaglia legale, penale e umana che l’ha segnata nell’animo. Al suo fianco, oltre al compagno Marco De Gasperi si sono però schierati una lunga fila di amici, conoscenti e atleti. Una su tutte? Quella Valentina Belotti che dopo la squalifica di Elisa divenne campionessa iridata di diritto e che mai fece proprio quel riconoscimento, quasi a dire «Quel titolo non è mio».

 

 

A distanza di anni che resta di tutta questa brutta storia? Una ragazza, una campionessa tornata alle gare con risultati brillanti, ma senza quel sorriso e quella spensieratezza che tutti aveva conquistato sui prati di Campodolcino. Quel sorriso e quella spensieratezza hanno lasciato il posto a due occhi tristi nei quali si palesa una disperata voglia di gridare al mondo la propria innocenza.